martedì 20 dicembre 2011

PIERO CALAMANDREI, Lo stato siamo noi

In questo libro vengono riportate alcune profonde riflessioni di questo grande giurista e politico vissuto nella prima metà dell' 900. Inutile nascondere il suo background ideologico: si tratta di un pensatore di sinistra ( in particolare socialista) che militò nel movimento Giustizia e Libertà e nel Partito d' Azione. Nemico convinto del fascismo, Calamandrei sosteneva che quest' ultimo non doveva essere sconfitto solo militarmente, come in effetti avvenne con la Resistenza, ma anche spiritualmente, attraverso un rinnovamento morale delle coscienze. << Prima che schifo della fazione interna, prima che insurrezione armata contro lo straniero, questo improvviso sussulto morale è stato la ribellione di ciascuno contro la propria cieca  e dissennata assenza: sete di verità e di presenza, ritorno alla ragione, all' intelligenza, al senso di responsabilità. >>. Si trattava di attuare una rivoluzione dei costumi che potesse disgregare lo spazio pubblico militarizzato e ideologizzato, che era stato creato dal dominio di Mussolini, e che aveva distrutto le identità e le appartenenze precedenti. L' atteggiamento scorretto è quello che l' autore chiama Desistenza, cioè comportamento vile caratterizzato da una dedizione alla comodità che lascia la politica ai politicanti. Al contrario la Resistenza è attivismo, impegno per costruire una religione civile e per ridare forza alla Costituzione attraverso una partecipazione politica attiva, spontanea, diffusa, dal basso. Bisogna, come sostenevano gli anarchici e primo tra  tutti Bakunin, " mettere il diavolo in corpo" combattento ogni volontà di sicurezza e tranquillità. Calamandrei sostiene la necessità di abbattare ogni ostacolo sociale ed economico che impedisce la libertà e l' eguaglianza nonché la piena realizzazione della persona umana. Egli è consapevole che la Costituzione è solo in parte una realtà e che tanti suoi principi sono ancora solo ideali e speranze. Il governo tradisce la Costituzione cercando di distruggerla attraverso il principio della maggioranza, nonché bloccandone l' attuazione impedendo l' autonomia della giustizia e dell' operato della Corte Costituzionale. Una Repubblica Democratica  deve garantire che la sovranità appartenga al popolo ( art.1 ) e che tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e siano uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Lo stato democratico deve essere sovrano, cioè espressione della volontà popolare,e indipendente, cioè non influenzato da poteri ad esso esterni e illegittimi. Il popolo deve sentire le leggi come sue e non come imposte dall' alto. Lo stato non deve essere percepito come nemico. Il politico deve essere pagato, se no i più poveri non potrebbe farlo, ma la professionalizzazione del deputato rischia di portare al carrierismo reso possibile dall' obbedienza alle direttive del partito, allo scadimento della qualità, della coerenza e dell' autonomia in politica Non deve esserci dittatura della maggioranza, ma un atteggiamento di apertura verso le istanze della minoranza. La maggioranza deve dialogare con l' opposizione e non schiacciarla in nome del numero. Il voto deve essere la conclusione di una discussione e non un mezzo brutale per soffocarla.  Calamandrei accusa la DC di aver assegnato ruoli  importanti ( in banca, nei giornali, nei consigli di amministazione delle aziende,ecc.) a gente fidata e amica del partito  L' appello di Calamandrei è di attivarsi politicamente per salvaguardare e promuovere i contenuti della Costituzione. Egli cerca una cociliazione tra socialismo e liberalismo attraverso la coesistenza dei principi di giustizia sociale e libertà individuale. Cio si compie attraverso una tutela dei diritti politici e dei diritti sociali ( diritto al lavoro, alla casa, all' assistenza sanitaria,al riposo, all' istruzione pubblica e gratuita, ecc.).  Il ruolo fondamentale lo ricopre la scuola che forma la futura classe dirigente attraverso la veicolazione  di valori morali e attitudini psicologiche, plasma le coscienze di meastri e cittadini. Inoltre, l' autore riconosce il grande ruolo dei moti della Resistenza, in cui si è  lottato per una libertà non intesa come indipendenza ma come interdipendenza, cioè coscienza della solidarietà umana che unisce individui e popolo. Calamandrei si rivolge a noi, i posteri, gli unici che secondo lui possono dare un senso alla resistenza contro un fascismo che è negazione della persona umana, insulto sistematico adoperato come metodo di governo alla dignità morale dell' uomo che viene degradato a cosa. Per far ciò dobbiamo evitare ciò << facilità di oblìo, rifiuto di trarre le conseguenze logiche dell' esperienza sofferta, riattaccarsi con pigra nostalgia alle comode e cieche viltà del passato.>>. Non dobbiamo allontanarci dalla politica, dobbiamo far conoscere la Resistenza ai giovani. In Democrazia siamo noi i responsabili: << Non potremmo nascondere la nostra innocenza dietro l' ombra dei dittatori; quando c' è la libertà, tutti sono responsabili: nessuno è innocente. >>.

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