venerdì 23 dicembre 2011

ALBERT EISTEN, Il mondo come io lo vedo

<< In questo senso non ho mai considerato l' agiatezza e la felicità come fini in se stessi, una tale base etica la ritengo più adatta a un branco di porci. Gli ideali che hanno illuminati il mio cammino, e che via via mi hanno dato coraggio per affrontare la vita con gioia, sono stati la verità, la bonta e la bellezza...Gli oggetti comuni degli sforzi umani- proprietà, successo pubblico, lusso- mi sono sempre sembrati spregevoli. >>. Da queste poche frasi sono facilmente inquadrabili i tratti della personalità di Albert Eistein. Lui stesso disse che coltivava un senso di distacco, un bisogno di solitudine indispensabile per dar vita alla genialità. Tuttavia, egli rimase un attento osservatore del mondo sociale e politico che a suo parere deve configurarsi come una comunità democratica che valorizza la persona umana senza idolatrare gli individui. Il singolo è colui che è creativo e sensibile, che genera qualcosa di nobile e sublime. Invece, per Eistein, il branco resta sciocco nella mente e nei sentimenti. In particolare, egli si accanisce sulla figura del soldato: << é stato fornito del suo grande cervello solo per sbaglio; gli sarebbe bastata la spina dorsale. >>. L' autore riconosce l' importanza del linguaggio e della società umana per l' elevazione della personalità, ma l' individuo crea nuovi valori e modelli morali che la comunità adotta: << Senza personalità creative, che pensano e giudicano indipendentemenete, il progresso della società è impensabile quanto lo sviluppo della personalità individuale senza il terreno fertile della comunità.>>. Nel mondo è aumentato il numero di persone ma i grandi uomini sono sempre pochi, in quanto questi sono stati sostituiti dalle organizzazioni. Il dipinto dell' uomo civilizzato che Eistein fa non è rassicurante: perdita di indipendenza dello spirito, del senso della giustizia. della dignità e dei diritti. L' uomo moderno è dedito al denaro che porta all' egoismo e induce irresistibilmente chi lo possiede ad abusarne. L' autore compie anche una breve analisi della religione suddividendola in fasi evolutive: 1) La religione della paura: crea esseri che danno luogo alle sventure dai quali si può ottenere protezione mediante sacrifici; 2) Religione basata sul concetto morale e sociale di Dio: crea tale concetto per il bisogno di essere amati e guidati; 3) Sentimento religioso cosmico: rifiuto di qualunque antropomorfizzazione di Dio e di qualunque credo basato su dogmi, realizzazione di un' indagine sull' ordine della natura e sul significato dell' universo. La storia contribuisce ad ampliare il divario fra scienza e religione concependole come antagoniste, perché la prima si basa su un ordine causale del mondo che nega qualunque Dio che interferisce con il corso degli eventi. Inoltre, Eisten è un estremo pacifista che inneggia all' obiezione di coscienza che ai suoi tempi era illegale, in quanto essa è vista da lui come diritto che la gente deve far valere contro i governi che chiedono ai cittadini di compiere atti criminali. Perciò egli, sostenendo che lo stato è nostro servo  e noi non siamo suoi schiavi, propone l' eliminazione del servizio militare obbligatorio. Ciò è reso possibile da un clima di sicurezza internazionale che ogni stato deve contribuire a creare, e da una dura lotta a livello morale e psicologico allo spirito nazionalistico e patriottico ovunque diffusosi. Tuttavia, ciò che è riscontrabile è la mancanza di coraggio civile da parte di cittadini che persistono nella loro codardia. In campo economico l' autore si schiera contro il libero gioco delle forze economiche che perseguono egoisticamente ricchezza e potere, sostenendo invece la necessità di una pianificazione del lavoro, della produzione e della distribuzione dei prodotti. Si devono regolamentare i salari minimi attraverso una loro fissazione, diminuire le ore lavorative per garantire lavoro a  tutti, controllare i prezzi ( compito dello Stato). La crisi economica, secondo Eisten, ha avuto luogo anche grazie alle nuove tecnologie di produzione, che hanno diminuito i costi di produzione, ma hanno aumentato il fenomeno della disoccupazione determinando perciò un crollo delle vendite e dei profitti e il fallimento di industrie e banche. Solo la prosperità economica rende possibile la fioritura della cultura e il rispetto dei valori. Einstein scorge il pericolo di un' illimitata libertà nel mercato del lavoro e degli strordinari progressi dei sistemi di produzione. C ' è rammarico nel verificare quotidianamente la vittoria dell' egoismo e della competizione sullo spirito comunitario e sul senso del dovere. Eistein sente l' esigenza di superare non solo l' egoismo personale, ma anche quelli nazionale e di classe.  

martedì 20 dicembre 2011

<< Non potremmo nascondere la nostra innocenza dietro l' ombra dei dittatori; quando c' è la libertà, tutti sono responsabili: nessuno è innocente. >>.

P. Calamandrei

PIERO CALAMANDREI, Lo stato siamo noi

In questo libro vengono riportate alcune profonde riflessioni di questo grande giurista e politico vissuto nella prima metà dell' 900. Inutile nascondere il suo background ideologico: si tratta di un pensatore di sinistra ( in particolare socialista) che militò nel movimento Giustizia e Libertà e nel Partito d' Azione. Nemico convinto del fascismo, Calamandrei sosteneva che quest' ultimo non doveva essere sconfitto solo militarmente, come in effetti avvenne con la Resistenza, ma anche spiritualmente, attraverso un rinnovamento morale delle coscienze. << Prima che schifo della fazione interna, prima che insurrezione armata contro lo straniero, questo improvviso sussulto morale è stato la ribellione di ciascuno contro la propria cieca  e dissennata assenza: sete di verità e di presenza, ritorno alla ragione, all' intelligenza, al senso di responsabilità. >>. Si trattava di attuare una rivoluzione dei costumi che potesse disgregare lo spazio pubblico militarizzato e ideologizzato, che era stato creato dal dominio di Mussolini, e che aveva distrutto le identità e le appartenenze precedenti. L' atteggiamento scorretto è quello che l' autore chiama Desistenza, cioè comportamento vile caratterizzato da una dedizione alla comodità che lascia la politica ai politicanti. Al contrario la Resistenza è attivismo, impegno per costruire una religione civile e per ridare forza alla Costituzione attraverso una partecipazione politica attiva, spontanea, diffusa, dal basso. Bisogna, come sostenevano gli anarchici e primo tra  tutti Bakunin, " mettere il diavolo in corpo" combattento ogni volontà di sicurezza e tranquillità. Calamandrei sostiene la necessità di abbattare ogni ostacolo sociale ed economico che impedisce la libertà e l' eguaglianza nonché la piena realizzazione della persona umana. Egli è consapevole che la Costituzione è solo in parte una realtà e che tanti suoi principi sono ancora solo ideali e speranze. Il governo tradisce la Costituzione cercando di distruggerla attraverso il principio della maggioranza, nonché bloccandone l' attuazione impedendo l' autonomia della giustizia e dell' operato della Corte Costituzionale. Una Repubblica Democratica  deve garantire che la sovranità appartenga al popolo ( art.1 ) e che tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e siano uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Lo stato democratico deve essere sovrano, cioè espressione della volontà popolare,e indipendente, cioè non influenzato da poteri ad esso esterni e illegittimi. Il popolo deve sentire le leggi come sue e non come imposte dall' alto. Lo stato non deve essere percepito come nemico. Il politico deve essere pagato, se no i più poveri non potrebbe farlo, ma la professionalizzazione del deputato rischia di portare al carrierismo reso possibile dall' obbedienza alle direttive del partito, allo scadimento della qualità, della coerenza e dell' autonomia in politica Non deve esserci dittatura della maggioranza, ma un atteggiamento di apertura verso le istanze della minoranza. La maggioranza deve dialogare con l' opposizione e non schiacciarla in nome del numero. Il voto deve essere la conclusione di una discussione e non un mezzo brutale per soffocarla.  Calamandrei accusa la DC di aver assegnato ruoli  importanti ( in banca, nei giornali, nei consigli di amministazione delle aziende,ecc.) a gente fidata e amica del partito  L' appello di Calamandrei è di attivarsi politicamente per salvaguardare e promuovere i contenuti della Costituzione. Egli cerca una cociliazione tra socialismo e liberalismo attraverso la coesistenza dei principi di giustizia sociale e libertà individuale. Cio si compie attraverso una tutela dei diritti politici e dei diritti sociali ( diritto al lavoro, alla casa, all' assistenza sanitaria,al riposo, all' istruzione pubblica e gratuita, ecc.).  Il ruolo fondamentale lo ricopre la scuola che forma la futura classe dirigente attraverso la veicolazione  di valori morali e attitudini psicologiche, plasma le coscienze di meastri e cittadini. Inoltre, l' autore riconosce il grande ruolo dei moti della Resistenza, in cui si è  lottato per una libertà non intesa come indipendenza ma come interdipendenza, cioè coscienza della solidarietà umana che unisce individui e popolo. Calamandrei si rivolge a noi, i posteri, gli unici che secondo lui possono dare un senso alla resistenza contro un fascismo che è negazione della persona umana, insulto sistematico adoperato come metodo di governo alla dignità morale dell' uomo che viene degradato a cosa. Per far ciò dobbiamo evitare ciò << facilità di oblìo, rifiuto di trarre le conseguenze logiche dell' esperienza sofferta, riattaccarsi con pigra nostalgia alle comode e cieche viltà del passato.>>. Non dobbiamo allontanarci dalla politica, dobbiamo far conoscere la Resistenza ai giovani. In Democrazia siamo noi i responsabili: << Non potremmo nascondere la nostra innocenza dietro l' ombra dei dittatori; quando c' è la libertà, tutti sono responsabili: nessuno è innocente. >>.

domenica 18 dicembre 2011

<< L' uomo intelligente approva la propria esistenza da giudice autorevole. >>

Platone, La Repubblica
<< Chi faccia parte di questi pochi  e abbia gustato la dolcezza e la beatitudine di tale possesso, comprende 
     a  fondo la follia del volgo e il fatto che nessun uomo politico, a dire il vero, fa nulla di sensato, e che non
     esiste alleato con cui salvarsi se si vuole soccorrere la filosofia; ma come un uomo caduto in mezzo alla
     belve, non vuole contribuire ai loro misfatti e, incapace di opporsi a tanti selvaggi, prima di poter giovare
     alla sua città e agli amici, muore inutile a se stesso e agli altri. >>.



Platone, La Repubblica

PLATONE, La Repubblica

Scrivo qui alcuni punti interessanti tratti da questo grande classico del pensiero, imprescindibile da chi vuole acculturarsi in materia di filosofia politica e morale. Li ho scelti per la loro grande attualità.

1. Critica agli uomini di affari che si attaccano avidamente al denaro.

2. Importanza della giustizia: produce amore e concordia e quindi capacità di realizzare un progetto comune.

3. Attività politica come servizio ai governati: si deve governare per dovere e non per ricerca di onori e
    denaro.

4. Amore per le leggi: obbedire ad esse non per forza ma per volontà. Un eccesso di libertà porta
    inevitabilemte ad un eccesso di schiavitù.

5. Educare i governanti alla virtù, all' avidità di sapere, alla dedizione per il bene comune.

6. Odio dell' ignoranza e della menzogna. Platone le definisce come le più grandi disgrazie che
    possano capitare ad un essere umano.

7. Educare i giovani a non avere paura della morte, alla temperanza, al dominio di se stessi.

8. L'arte deve educare ai buoni costumi, favorendo solo l' imitazione di ciò che è meglio di noi stessi.

9. Platone si schiera per l' eutanasia: << Al contrario, impose loro di non tentare neppure di curare con lenti
    processi di evacuazione e infusione gli individui profondamente e irrimediabilmente malati, e di non dare a
    un uomo un' esistenza lunga ma penosa...>>. ( Platone nel testo non si limita a descrivere questa pratica ma
    ne dà un giudizio positivo).

10. Non deve esserci una classe più agiata delle altre, perché non devono esistere ricchezza e povertà, in
      quanto producono mollezza, pigrizia, viltà, inclinazione a fare il male.

11. Primato del bene.

12. Educare alla dialettica solo le nature disciplinate e costanti perché essa deve essere uno strumento da
      usare con prudenza e saggezza.

martedì 6 dicembre 2011

B. CROCE e L. EINAUDI, Liberismo e Liberalismo

Premettendo che pur non essendo molto liberale, lo voglio essere ora dando spazio  e voce ad autori il cui pensiero condivido solo in parte. Mi limito a pubblicare commenti e recensioni di libri che ho letto, indipendentemente dal mio giudizio di valore, che comunque cerco di esprime in maniera più o meno accentuata in quanto scrivo.

Benedetto Croce è conosciuto come uno dei maggiori teorici liberali del '900. Ciò che egli si accinge a fare in questo libro e una vera e propria storia della libertà, intendendo quest' ultima come spirito che di volta in volta si incarna attraverso concrete azioni nel mondo. Croce mostra diverse critiche che vengono continuamente mosse all' ideale etico della libertà: non combatte il male, si conquista e si perde con la lotta, non garantisce felicità e beatitudine, è di pochi che sanno la verità e hanno il potere, si identifica con determinate popolazioni. L' autore risponde prontamente sostenendo che senza male non c' è più neanche la libertà, che la vita non è qualcosa di idilliaco ed edonistico, ma di drammatico, attivo e creativo. Il progresso storico dell' ideale etico della libertà non è rettilineo, ma a spirale, cioè vi sono regressioni a situazioni schiavistiche e oppressive dalle quali però la libertà esce maggiormante rafforzata. Croce afferma la neccesità di una coerenza individuale che finalizzi il pensiero all' azione, e intende la libertà come una religione caratterizzata da una concezione ben precisa della realtà e da un' etica conforme. Egli individua diverse fedi opposte e rivali del liberalismo: 1) religione cattolica di Roma che ha subito un deterioramento nel tempo e che sostiene una concezione autoritaria oltremondana che ci chiede di credere a ciò che dicono i suoi uomini. Croce sostiene che la scienza e il pensiero si siano progressivamente allontanati dalla chiesa, la quale ha pur tuttavia subito diverse riforme che hanno dato luogo a un cattolicesimo liberale che si pone contro il clericalismo. 2) Monarchia assoluta, 3) Ideale democratico: si identifica con il liberalismo in quanto nemico comune del clericalismo e dell' assolutismo, come garante della libertà individuale, dell' eguaglianza civile e politica, e della sovranità popolare. Tuttavia vi sono delle differenze: il liberalismo rifiuta il contrattualismo, il giusnaturalismo, l' atomismo sociale, i modi violenti e sanguinosi, ecc. << I primi ( i democratici), nel loro ideale politico, postulavano una religione della quantità, della meccanica, della ragion calcolante o della natura, come era stata quella del Settecento; gli altri ( i liberali ), una religione della qualità, dell' attività, della spiritualità, quale si era levata ai primi dell' Ottocento...>>. 4) Comunismo: ci sono somiglianze nell' accetazione della scienza e delle innovazioni tecniche, nella crecita economica, ecc. Tuttavia vi sono profonde differenze con il liberalismo che consistono nella condanna totale della proprietà privata e della libera concorrenza, nonchè l' affermazione di una concezione materialistica della vita. Secondo Croce il liberale non deve essere un profeta disarmato, ma deve lottare per mantenere l' ordine liberale che garantisce la libertà di espressione, ecc. La libertà va preservata perché è la forza creatrice e motrice della storia, l' ideale pratico che crea maggiore libertà nella società. Ecco cosa sostiene Croce. La libertà non è un fatto storico che sparisce e ricompare; può essere più o meno presente, ma c' è sempre. La libertà e l' accrescimento spirituale devono essere il fondamento di qualsiasi ordinamento economico che ha carattere storico e transitorio ( cha attualità!!!). Il liberalismo è individualismo morale e non utilitario. Ciò che conta è l' animo libero e non le varie istituzioni giuridiche che sono tramandate e possono diventare illiberali. Le forze morali devono prevalere su quelle vitali. Einaudi invece pensa che il liberismo economico sia sempre un ottima regola pratica, e perciò la scelta del sistema economico non deve avvenire secondo la convenienza occasionale. Il liberalismo ben si concilia con il liberismo economico e non con l' economia comunistica di stampo protezionistico e pianificatorio e con una cultura che priva di libertà di espressione e sottomette il pensiero ad un' unica ideologia imposta collettivamente. << Non tutti i tipi di organizzazione economica sono ugualmente atti a favorire la piena liberazione dello spirito anelante, diversamente a seconda degli uomini, a svolgere quel che di migliore è in ognuno di noi. >>. La libertà pratica non è garantita nè dal monopolio privato di chi possiede i mezzi di produzione, nè dal monopolio pubblico di chi li regola. << Assoggettiamo l' uomo ad una regola uniforme, sia questa imposta da un' oligarchia di monopolisti privati, sia da un ceto di tecnici sapienti posti al vertice della macchina collettiva ( monopolismo comunistico); e voi avrete, in ambo i casi, la tirannia economica, la distruzione del ribelle, l' uniformità nell' ubbidienza, la graduale scomparsa dello spirito creatore. >>. Einaudi individua come " terza via ", non un misto tra comunismo e liberismo, ma lo stesso liberismo occidentale fondato sulla libera concorrenza che combatte la tirannia economica. Io credo che se Einaudi fosse vivo tutt' oggi non la penserebbe più in questo modo e verificherebbe di persona il fallimento del capitalismo e del liberismo economico.   

lunedì 5 dicembre 2011

SIMONE PEROTTI, Avanti tutta

Si può vivere al di fuori del consumismo e dello schema del lavoro. Ciò è sostenuto nel libro Avanti tutta scritto da Simone Perotti per la casa editrice Chiarelettere. L' autore ci invita ad una rivoluzione interiore nell' epoca della sconfitta del pensiero organizzato e dell' azione di massa. Infatti << Se per le strade di una democrazia circolano miglialia di coraggiosi  che intendono cambiare la propria esistenza senza troppa paura delle consuetudini, può succedere di tutto. >>. Il popolo è segnato dalle dinamiche conformistiche e dal pensiero debole. I movimenti organizzati non mancano, ma le singole persone che li costituiscono sono deboli. L' atteggiamento generale non è tanto di protesta attiva ma di piagnisteo passivo. Tuttavia << Cento lamenti, non fanno una proposta. >>. Una lotta al sistema capitalistico che genera bisogni indotti, spreco di denaro, aumento di rifiuti, sostituzione rapida dei prodotti  che annulla la percezione della differenza tra cose,  riduce la vita alla successione lavoro-produco-guadagno-spendo. L' ansia di crescita che caratterizza l' odierno capitalismo non produce benessere. << Se i loro direttori del personale non dormissero sonni profondi, avrebbero già studiato un nuovo patto con i lavoratori, un nuovo accordo, rendendo flessibili i costi, riduncendoli perfino, dopo aver fatto formazione sul senso della vita, sull' esigenza di passare meno tempo sul lavoro ( magari in modo più efficace ) e dopo aver costruito le basi  per una popolazione aziendale più libera e felice. La loro occupazione invece è paradossale: da un lato formano i dipendenti a vivere per l' azienda, a essere sempre più concentrati sul lavoro, e dall' altro chiedono loro flessibililità e li licenziano. Un pò schizofrenico, mi pare. >>. Un sistema economico che considera i pensionati come fancazzisti e socialmente ed economicamente inutili, e che perciò allunga l' età pensionabile. Si tratta di uno scambio a perdere quello di libertà in cambio di denaro. Perotti ci offre alcune indicazioni per aumentare il tempo da dedicare a noi stessi e ai nostri cari e per ridurre i costi e i consumi: co-housing, baratto, low cost, couch surfing (viaggiare a costo basso ospitati in casa da persone; c' è anche un relativo sito), wi-fi condiviso, pay-per-wiew, orto, uso dell' auto e del cellulare solo quando indispensabili,ecc.  Non si tratta solo di una riconquista del tempo, ma anche della fine della costrizione temporale e del ritmo vitale frenetico. Chi aumenta il tempo a disposizione libera la sua memoria e si dota di una grande libertà emotiva: << Per un vero viaggio di scoperta non servono posti nuovi, ma occhi nuovi. >> ( M. Proust ). Abbia anche tempo per gli altri, e soprattuto una maggiore libertà che implica la responsabilità dalla quale invece il sistema ci dispendiava scegliendo per noi: << Non siamo una generazione di innovatori ma di esecutori...>>. Nel libro non manca un commento all' Europa e al governo nazionale. Perotti sostiene che l' UE è solo un' unione monetaria ed economica e non politica e culturale. Il governo protegge e aiuta, attraverso il finanziamento alle banche, il sistema liberistico che ha fallito. Ciò è avvenuto perché, come sosteneva già nel '600 Pascal, nessun è in grado di starsene tranquillo a casa propria, nella propria stanza. Da questa situazione ci potrà salvare solo un emancipazione dei singoli individui, i quali devono far propria la massima gandhiana << Sii te stesso il cambiamento che vorresti ci fosse nel mondo. >>.  Viviamo una crisi economica che non viene sentita ( almeno in molti casi) da chi, come Perotti, fa downshifting, cioè diminuisce i consumi vivendo di rinunce. Nell' ultima parte del libro Perotti critica le aziende che sono autrici di sprechi, assumono incapaci direttori di risorse umane, fanno colloqui di lavoro spesso inutili, e sono mal funzionanti nella loro attività di formazione professionale. L' autore denuncia il fallimento di una cultura manageriale basata sulla produttività, sulla competizione, sulla crescita, sull' acquisizione, sulla leadership, sulla redditività, ecc. << Le menti migliori, quelle che hanno doti superiori e accesso alle massime opportunità formative, sono tutte destinate al sistema produttivo, dunque cooperano alla crescita indiscriminata, perseverano nella riproduzione di un mondo che distrugge l' ambiente, macina le risorse umane, ha a cuore soltanto il dividendo per gli azionisti. >>. Perciò egli offre alcune soluzioni per migliorare la situazione lavorativa: razionalizzazione degli spazi, no open space, delocalizzazione delle aziende in posti più belli e più facilmente raggiungibili, lavoro da casa, no a consulenze esterne inutili,ecc. Bisogna migliorare anche la situazione del personale dipendente che ora è visto come << un essere dipendente dai numeri, che esiste in quanto vende, significa in quanto genera ricchezza per l' azienda. >>. Perotti suggerisce dei pre-pensionamenti per merito: più produci, meno anni lavori. Cosa ne pensate?