martedì 6 dicembre 2011

B. CROCE e L. EINAUDI, Liberismo e Liberalismo

Premettendo che pur non essendo molto liberale, lo voglio essere ora dando spazio  e voce ad autori il cui pensiero condivido solo in parte. Mi limito a pubblicare commenti e recensioni di libri che ho letto, indipendentemente dal mio giudizio di valore, che comunque cerco di esprime in maniera più o meno accentuata in quanto scrivo.

Benedetto Croce è conosciuto come uno dei maggiori teorici liberali del '900. Ciò che egli si accinge a fare in questo libro e una vera e propria storia della libertà, intendendo quest' ultima come spirito che di volta in volta si incarna attraverso concrete azioni nel mondo. Croce mostra diverse critiche che vengono continuamente mosse all' ideale etico della libertà: non combatte il male, si conquista e si perde con la lotta, non garantisce felicità e beatitudine, è di pochi che sanno la verità e hanno il potere, si identifica con determinate popolazioni. L' autore risponde prontamente sostenendo che senza male non c' è più neanche la libertà, che la vita non è qualcosa di idilliaco ed edonistico, ma di drammatico, attivo e creativo. Il progresso storico dell' ideale etico della libertà non è rettilineo, ma a spirale, cioè vi sono regressioni a situazioni schiavistiche e oppressive dalle quali però la libertà esce maggiormante rafforzata. Croce afferma la neccesità di una coerenza individuale che finalizzi il pensiero all' azione, e intende la libertà come una religione caratterizzata da una concezione ben precisa della realtà e da un' etica conforme. Egli individua diverse fedi opposte e rivali del liberalismo: 1) religione cattolica di Roma che ha subito un deterioramento nel tempo e che sostiene una concezione autoritaria oltremondana che ci chiede di credere a ciò che dicono i suoi uomini. Croce sostiene che la scienza e il pensiero si siano progressivamente allontanati dalla chiesa, la quale ha pur tuttavia subito diverse riforme che hanno dato luogo a un cattolicesimo liberale che si pone contro il clericalismo. 2) Monarchia assoluta, 3) Ideale democratico: si identifica con il liberalismo in quanto nemico comune del clericalismo e dell' assolutismo, come garante della libertà individuale, dell' eguaglianza civile e politica, e della sovranità popolare. Tuttavia vi sono delle differenze: il liberalismo rifiuta il contrattualismo, il giusnaturalismo, l' atomismo sociale, i modi violenti e sanguinosi, ecc. << I primi ( i democratici), nel loro ideale politico, postulavano una religione della quantità, della meccanica, della ragion calcolante o della natura, come era stata quella del Settecento; gli altri ( i liberali ), una religione della qualità, dell' attività, della spiritualità, quale si era levata ai primi dell' Ottocento...>>. 4) Comunismo: ci sono somiglianze nell' accetazione della scienza e delle innovazioni tecniche, nella crecita economica, ecc. Tuttavia vi sono profonde differenze con il liberalismo che consistono nella condanna totale della proprietà privata e della libera concorrenza, nonchè l' affermazione di una concezione materialistica della vita. Secondo Croce il liberale non deve essere un profeta disarmato, ma deve lottare per mantenere l' ordine liberale che garantisce la libertà di espressione, ecc. La libertà va preservata perché è la forza creatrice e motrice della storia, l' ideale pratico che crea maggiore libertà nella società. Ecco cosa sostiene Croce. La libertà non è un fatto storico che sparisce e ricompare; può essere più o meno presente, ma c' è sempre. La libertà e l' accrescimento spirituale devono essere il fondamento di qualsiasi ordinamento economico che ha carattere storico e transitorio ( cha attualità!!!). Il liberalismo è individualismo morale e non utilitario. Ciò che conta è l' animo libero e non le varie istituzioni giuridiche che sono tramandate e possono diventare illiberali. Le forze morali devono prevalere su quelle vitali. Einaudi invece pensa che il liberismo economico sia sempre un ottima regola pratica, e perciò la scelta del sistema economico non deve avvenire secondo la convenienza occasionale. Il liberalismo ben si concilia con il liberismo economico e non con l' economia comunistica di stampo protezionistico e pianificatorio e con una cultura che priva di libertà di espressione e sottomette il pensiero ad un' unica ideologia imposta collettivamente. << Non tutti i tipi di organizzazione economica sono ugualmente atti a favorire la piena liberazione dello spirito anelante, diversamente a seconda degli uomini, a svolgere quel che di migliore è in ognuno di noi. >>. La libertà pratica non è garantita nè dal monopolio privato di chi possiede i mezzi di produzione, nè dal monopolio pubblico di chi li regola. << Assoggettiamo l' uomo ad una regola uniforme, sia questa imposta da un' oligarchia di monopolisti privati, sia da un ceto di tecnici sapienti posti al vertice della macchina collettiva ( monopolismo comunistico); e voi avrete, in ambo i casi, la tirannia economica, la distruzione del ribelle, l' uniformità nell' ubbidienza, la graduale scomparsa dello spirito creatore. >>. Einaudi individua come " terza via ", non un misto tra comunismo e liberismo, ma lo stesso liberismo occidentale fondato sulla libera concorrenza che combatte la tirannia economica. Io credo che se Einaudi fosse vivo tutt' oggi non la penserebbe più in questo modo e verificherebbe di persona il fallimento del capitalismo e del liberismo economico.   

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